l' Artista

Aristide Gattavecchia
La sua produzione giunta fino a noi, va dal 1947 al 1994, anno della morte.
E' stato sia pittore che scultore, ottenendo importanti riconoscimenti in entrambe le forme artistiche.
"Aristide Gattavecchia" scrive l'amico Alberto Sughi, "prima che uno scultore è un uomo pieno di passioni e entusiasmi che hanno resistito ad una vita alle volte difficile, alle volte grigia.
Per lui dipingere o modellare non ha mai significato una evasione; ma è stato piuttosto il mezzo per misurare ed allargare il senso della propria vita.
Un riconoscimento, dunque, sul piano etico, a quella fiducia intera nel proprio lavoro che sembrava garantire a Gattavecchia scultore e pittore uno spazio d’impresa operativa non marginale rispetto agli andamenti artistici del suo tempo.
Proseguendo con lo stesso Sughi "bisogna, se si vuole intuire tutto il significato del suo lavoro, vedere l’amore, il disprezzo o il sarcasmo che esprimono le sue opere.
Nei suoi paesaggi in bianco e nero, nei suoi panorami, nelle sue figure dalle pose e dagli accenti più svariati e tutti pieni di vitalità, nelle sue composizioni elaborate dalla creta inerte, il Gattavecchia sa inserire validamente motivi profondamente umani scaturiti da un’anima in fermento per la conquista di obiettivi che vanno, talvolta, al di là della semplice elaborazione della grezza materia, per investire una problematica sociale che può trovare ovunque, e quindi anche nel campo artistico, gli elementi essenziali perla sua soluzione".

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... Aristide Gattavecchia  ha fatto dell’esistenzialismo la sua più peculiare ragione d’essere.  Un’indagine sull’uomo, che travalica gli aspetti fenomenologici per addentrarsi in una conoscenza più profonda del soggetto.
Una conoscenza rivolta al suo mondo più nascosto, alle ragioni stesse del suo esistere. Per questo le sue opere fluttuano in una dimensione surreale che altro non è che puro subconscio.
I soggetti di Gattavecchia vivono in un uno spazio decontestualizzato, sono corpi tremolanti svuotati di ogni caratteristica fisionomica, di qualsiasi valore plastico.
Quella descritta dal pittore cesenate sembra essere una situazione di solitudine esistenziale, una impossibilità di comunicazione e di condivisione, uno stato dell’essere per il quale Gattavecchia ha trovato una veste formale straordinariamente empatica ed eloquente.