"Gattavecchia ha vissuto le guerre e le profonde crisi
che hanno sconvolto il Novecento, secolo in cui l’individualismo degli artisti
giunge al culmine.
Le sue opere narrano di violenza, paura, solitudine,
incomunicabilità, emarginazione.
Espressionista alla Munch, la donna emerge dal buio,
marcata dalla luce diafana e con lo sguardo rassegnato nel vuoto: eppure quelle
rosse labbra carnose non ne celano la bellezza e la passionalità.”
Vittorio Sgarbi
Nell'opera, il mondo è raffigurato su due piani, a rappresentare la divisione delle classi sociali. I primi vivono avvolti dalla luce, sono esili, slanciati, sicuri di se stessi.
Gli altri, corpulenti e sgraziati, vivono nell'oscurità.
L'artista era molto sensibile ai temi sociali e alle disuguaglianze sempre più evidenti nella società.
"Insieme" 1987 - tecnica mista su plastica 70x50
In questo dipinto viene trattato il tema dell' omosessualità, che è stata per lungo tempo condannata.
In quegli anni l'omosessualità era ancora vista come devianza, quindi bisognava nascondersi e viverla esclusivamente in un luogo privato.
Nel dipinto, le due amanti si trovano in un ambiente chiuso dove possono abbracciarsi liberamente.
I cambiamenti nella vita degli ultimi decenni hanno portato ad una grande libertà sessuale e ad una maggiore tolleranza della omosessualità che l'Artista, già più di trent'anni fa, non discriminava.
Quando l'Artista ha realizzato questo dipinto, aveva 84 anni ed era ammalato.
Percepisce la sua fine prossima e dipinge un panorama senza colori, senza presenze, avvolto solo dal grigiore e dal freddo dell'inverno.
Per l' Artista il tema della solitudine si fa più straziante e intenso!
Sono rappresentati 7 volti-maschera, aggrappati uno sull'altro, sospesi nel tempo.
Non si vedono bocche ma solo occhi neri, che li fanno sembrare simili a teschi.
Il colore rosso che li "sporca" ci ricorda gli orrori della guerra.
Era il 1948 e le sofferenze passate erano ancora vivide e penose.
L'Artista esprime la sua profonda angoscia di esistere.
I pensieri che si affollano alla mente sono come teste senza vita, che fluttuano in una dimensione surreale che altro non è che puro subconscio.
L'Artista si è dedicato per tutta la vita, sia alla pittura che alla scultura.
Spesso raffigurava nei dipinti la profondità e il volume propri della scultura che poi avrebbe realizzato.
"Cinque volti maschili realizzati con il solo uso di colori bruni si stagliano su una superficie monocromatica. Quattro sono più vicini e soltanto uno, quasi come una figura di quinta, si presenta di profilo, con la bocca dischiusa.
Colpisce la scelta di rappresentare gli occhi socchiusi, nell'esplicita volontà di non creare empatia, nè suggerire un rapporto con il fruitore esterno della tela. La mancanza di comunicazione e l'indifferenza intercorre anche tra i cinque personaggi: sono vicini, ma ognuno è chiuso in se stesso, nel proprio muto egoismo.
Presentati con estrema stilizzazione formale e tipizzati come fossero maschere, questi volti divengono simboli dell'alienazione e dell'isolamento che attanaglia la società contemporanea."
E' uno dei pochissimi ritratti dipinti dall' Artista.
Anche qui, benché tornino degli elementi fisionomici ad individuare il soggetto, prevale sempre il senso di introspezione nella pennellata complessa, nella sintesi accentuata, nell’insistere sulla monocromia.
Un sentimento forte pervade questo volto che evita lo sguardo, come se non volesse mostrare la sofferenza interiore.
L'opera rappresenta un paesaggio della sua amata città, Cesena.
Qui l’indagine sulla natura scompare per lasciare spazio all’espressione di un’esistenza, ad una immagine profondamente spirituale nel profilo dell’abitato che si staglia su bagliori smorzati .