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Aristide Gattavecchia

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Aristide Gattavecchia

Pittore e Scultore - artista del '900 italiano

Analisi artistica

Collocare Gattavecchia in un solo periodo artistico è riduttivo, perché nella sua lunga attività creativa, è venuto a contatto con varie correnti che lo hanno influenzato.

 

Era nato nel 1907 ed è mancato nel 1994, pertanto ha prodotto opere per cinquant'anni, venendo a contatto con le varie correnti artistiche del XX secolo.

 

Le prime opere degli anni '40,  appaiono segnate dal dolore e dal terrore della guerra.
Era nel pieno della giovinezza e quelle tragiche vicende spezzeranno qualcosa dentro di lui che non si riparerà mai più.

 

In quel periodo disegna mani appuntite, volti come scheletri e nudi senza braccia  ( “Oggetti” 1948, “Pensieri” 1947, “Pensieri II” 1948).

Poi seguono dipinti di sereni ambienti domestici (“Vele” 1948, “Vaso azzurro”  1948, “Angolo verde” 1950), ma non mancano ritorni a toni rossi e figure femminili marcate dalla sofferenza (“Leda” 1950).

 

Anche i panorami della sua amata Cesena, sono tormentati da cieli grigi e scuri con squarci bianchi poco rassicuranti (“Sulla città” 1953).

 

Gli anni 60, quelli del boom, influenzeranno notevolmente l’arte di Gattavecchia.

 

Sarà sempre più incuriosito dalle novità, dall’entusiasmo per la vita e dalla voglia di lasciarsi tutto alle spalle (“Il Bouquet”1960, “Natura morta”1962, “Sulla spiaggia” 1965) anche se ogni tanto torneranno i fantasmi del passato con figure scure e indefinite (“Intrusioni” 1962)

La produzione degli anni 70 risente delle prepotenti modifiche sociali in corso e appaiono temi attuali ancora oggi, come quello del consumismo in cui le case “vomitano” oggetti superflui (“Tempi moderni I” - 1971) e quello dei rifiuti (“Tempi moderni II” - 1971) dove le immondizie si accumulano all’aperto in spazi aridi.
I panorami appaiono più sereni, ma pur sempre rappresentati in condizioni di una luce gialla ovattata da una sorta di malinconia (“Il Savio” 1975, "Tetti di Cesena" 1975).

 

Le influenze sull’attività artistica, coinvolgono anche i materiali. l’artista in quegli anni abbandonerà temporaneamente la tela per dipingere sulla plastica.

 

Sarà anche influenzato dalle conseguenze del fermento che sta vivendo il mondo dell’arte, grazie alla velocità con cui si scambiano idee, informazioni e cultura.
Creerà i dipinti astratti “Frammenti” - 1979.
Si tratta di 6 opere dipinte, ritagliate e poi rincollate, attraverso un lavoro di ricerca di ricostruzione simbolica.
L’insieme è in realtà formato da parti diverse, come l’essenza intima, la parte più autentica della persona.

DAltro tema dominante nell’arte di Gattavecchia è quello dell’incomunicabilità.

 

La società è profondamente cambiata.
Dalla vita sociale incentrata su spazi pubblici (piazze, mercati, strade), quando “ci si conosceva tutti” e ci si aiutava, si è passati alla vita vissuta dentro case chiuse a chiave, dove ognuno pensa a se stesso. 
E così nascono dipinti come “Indifferenza” 1979, “Enigma” del 1979, "In Spiaggia" 1980, "La Bruna" 1980,  in cui i volti non comunicano, le bocche non parlano, gli occhi non guardano. ogni personaggio è chiuso in se stesso ed evita qualunque approccio comunicativo.

 

I dipinti degli anni 80 trattano temi ancora attuali come l’omosessualità (“Le Amiche” 1984) e la solitudine (“Pensando” 1983, “Aspettando” 1985, “Solitudine” 1987). Sono figure femminili, spesso abbracciate e ritratte in solitudine per non mostrarsi al mondo.

Ma l’evento che ha sconvolto l’artista, dopo la seconda guerra mondiale, è stato l’incidente nucleare di Cernobyl. Dipingerà “Cernobyl” 1986 e “Effetto Radioattivo” 1986, in cui sono ritratti donne e bambini senza capelli e senza espressione.
Sono come fissati nel tempo, bloccati nella parola e nel gesto. Il colore giallo o rosso li rende sgradevoli alla vista. Non c’è la gioia della giovinezza né l’entusiasmo della vita.
Saranno tra gli ultimi dipinti a colori, in seguito userà quasi esclusivamente il bianco e nero, come se la vita fosse troppo dolorosa da rappresentare colorata.

Nei dipinti degli anni 90, le forme e le persone si confondono e si fondono. Gli oggetti ritratti sono persone o sono bottiglie? puoi sapere cosa c’è dentro una bottiglia scura? puoi sapere cosa nasconde una persona nel proprio intimo essere?

 

L' artista si interroga su quella parte intima e privata che nessuno può conoscere se non attraverso una comunicazione diretta e sincera. 

 

Così nascono i dipinti " Oggetti neri" 1990, "Vasi neri" 1990 , "Interno" 1990, "Vasi bianchi" 1990.

Aristide Gattavecchia ha trattato temi potenti come quello della violenza (della guerra), dell’incomunicabilità e della solitudine.

 

E ancora i temi di una società che cambia velocemente e non sa affrontare e organizzare le mutazioni in modo appropriato: l’ecologia, il risparmio, il consumismo.
E infine contenuti più che mai attuali come l’omosessualità e la discriminazione

 

Ha indagato l’animo umano, spingendosi all’osservazione cruda e più intima.

 

La ricerca l’ha portato a scelte ben precise sulla tavolozza, rappresentando con toni rossi accesi la psicosi della paura e con pennellate nere e decise i contorni dei corpi o degli oggetti.

 

Essendo anche scultore, spesso i suoi dipinti sono trasformati in sculture e risentono della forza rappresentativa della scultura, che non ha colore ma tutte le variazioni cromatiche dal bianco al nero.

 

 Aristide Gattavecchia ha fatto dell’esistenzialismo la sua più peculiare ragione d’essere.

 

 Un’indagine sull’uomo, che travalica gli aspetti fenomenologici per addentrarsi in una conoscenza più profonda del soggetto.
Una conoscenza rivolta al suo mondo più nascosto, alle ragioni stesse del suo esistere. Per questo le sue opere fluttuano in una dimensione surreale che altro non è che puro subconscio.
I soggetti di Gattavecchia vivono in un uno spazio decontestualizzato, sono corpi tremolanti svuotati di ogni caratteristica fisionomica, di qualsiasi valore plastico.
Quella descritta da Gattavecchia sembra essere una situazione di solitudine esistenziale, una impossibilità di comunicazione e di condivisione, uno stato dell’essere per il quale l'artista ha trovato una veste formale straordinariamente empatica ed eloquente.

 

 E’ stato collocato dal Prof. Sgarbi come “espressionista alla Munch”, soprattutto in opere  come: “La Bruna”, “Pensieri”, “Leda”. Sono opere in cui l’artista esprime le forti tensioni dell’animo, sia attraverso la scelta dei soggetti, che con l’uso incisivo del tratto e del colore.

 

Ma non va dimenticata l’influenza del surrealismo in opere come “Frammentazione”, “Intrusioni”, “Composizione”, “Prospettive”, “Contatti”, dove strane immagini che appaiono dallo sfondo richiamano il mondo dei sogni e dell’inconscio.

 

Anche l’astrattismo e presente nelle opere di Gattavecchia, soprattutto nella serie “Frammenti” e “Trasfigurazioni”, opere in cui le forme e i colori esprimono emozioni e idee e non composizioni figurative.

 

Si può affermare dunque che l’artista è stato capace di attraversare le varie correnti del ‘900, facendo suoi i nuovi messaggi della comunicazione creativa, ma mantenendo uno stile unico, riconoscibile e molto particolare. 

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Aristide Gattavecchia

"L'arte è libertà e forza comunicativa"

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